Vaccinazione anti-Covid 19: i vaccini a confronto
Il 27 dicembre 2020 è coinciso con il Vaccine Day, ovvero l’avvio della campagna vaccinale anti–Covid 19 in Italia e nel resto d’Europa. Per quanto riguarda l’Italia, il piano strategico della vaccinazione, gratuita e garantita a tutti, ha definito diverse fasi di somministrazione – partendo da operatori sanitari e sociosanitari, personale e ospiti delle strutture residenziali per anziani, popolazione over 80 – con oltre 224 milioni di dosi assicurate.
Il primo vaccino a essere autorizzato all’interno dell’Unione Europea è stato Comirnaty di Pfizer-BioNtech, a cui si sono aggiunti il vaccino di Moderna e AstraZeneca.
Attentamente valutati e sottoposti a sperimentazione, i vaccini hanno superato prove di sicurezza ed efficacia e sono costantemente monitorati per garantire il massimo livello di sicurezza e il grado di risposta immunitaria.
Come agiscono i vaccini anti-Covid 19? In cosa differiscono l’uno dall’altro? La differenza tra i diversi vaccini nella prevenzione del Covid 19 non sta solo nella percentuale di efficacia: gli aspetti farmacologici da considerare sono diversi. Vediamoli insieme.
Come funziona il vaccino di Pfizer BioNTech
Il Vaccino Comirnaty di Pfizer/BioNTech ha ricevuto l’autorizzazione da parte dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) il 21 dicembre 2020; il 22 dicembre dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Può essere somministrato alle persone di età superiore ai 16 anni.
È un tipo di vaccino a mRNA (modificato a livello dei nucleosidi), contenente molecole di RNA messaggero (mRNA) in grado di insegnare alle cellule la sintesi delle proteine spike del virus, principali responsabili della malattia. Il vaccino non introduce il virus vero e proprio, ma unicamente l’informazione genetica necessaria affinché la cellula possa costruire copie della proteina Spike.
Una volta iniettato, il vaccino fa in modo che l’mRNA venga assorbito nel citoplasma delle cellule avviando la sintesi delle proteine Spike e stimolando così la produzione di anticorpi anti-Covid. Inoltre attiva le cellule T per fare in modo che il sistema immunitario sia pronto a rispondere in caso di successive esposizioni al virus.
Efficacia: 94.6% a distanza di una settimana dalla somministrazione della seconda dose
Modalità di somministrazione: due iniezioni a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra
Modalità di conservazione: in congelatore tra -90°C e -60°C, nella confezione originale
Come funziona il vaccino Moderna
Il vaccino mRNA -1273 di Moderna Biotech è il secondo arrivato in Italia, autorizzato a inizi gennaio da EMA e AIFA. La sua somministrazione è possibile negli individui con un’età superiore a 18 anni.
Moderna utilizza la stessa tecnologia di Pfizer: si tratta di un vaccino a mRNA (modificato a livello dei nucleosidi) con al suo interno molecole di RNA messaggero (mRNA) in grado di fornire all’organismo le istruzioni necessarie per combattere il virus SARS-CoV-2 in caso di infezione. Esso va così a stimolare la produzione di anticorpi specifici da parte del sistema immunitario.
Sebbene si basino sullo stesso meccanismo e abbiano pari efficacia e tollerabilità, i vaccini di Pfizer e Moderna presentano differenze che riguardano modalità di conservazione, somministrazione e costi. Grazie alla diversa composizione dei liposomi, il vaccino di Moderna si mantiene stabile anche tra +2°C e +8°C di temperatura, fino a un massimo di 30 giorni. La seconda somministrazione avviene dopo 28 giorni (anziché 21) in due dosi da 100 microgrammi (contro i 30 di Pfizer). Il vaccino di Moderna ha inoltre un costo superiore (circa 25 dollari per una dose contro i 20 per una dose di Pfizer).
Efficacia: 93.6% a partire da 14 giorni dopo la somministrazione della seconda dose
Modalità di somministrazione: due iniezioni a distanza di almeno 28 giorni l’una dall’altra
Modalità di conservazione: in congelatore tra -25°C e -15°C, comunque stabile tra +2°C e +8°C per 30 giorni (in confezione integra)
Come funziona il vaccino AstraZeneca
Autorizzato a fine gennaio e sviluppato anche con un importante contributo italiano, indicato per la fascia di popolazione tra i 18 e i 65 anni (ma si sta valutando la somministrazione ai soggetti over 65 anni), il vaccino AstraZeneca sfrutta un principio diverso da quello di Pfizer e Moderna: quello del vettore virale. In questo caso il vaccino utilizza un virus simile a SARS-CoV-2 ma non aggressivo, su cui vengono incollate le informazioni genetiche in grado di sintetizzare la proteina spike e far scattare la risposta immunitaria dell’organismo in caso di infezione da Covid-19.
Rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna, quello di AstraZeneca ha un’efficacia del 59,5% – la protezione inizia da circa 3 settimane dopo la prima dose – e può essere conservato a una temperatura compresa tra 2°C e 8°C, accordando quindi una maggiore praticità d’uso.
Efficacia: 59,5% a partire da 15 giorni dalla somministrazione della seconda dose
Modalità di somministrazione: due iniezioni a distanza di almeno 4-12 settimane l’una dall’altra
Nel frattempo nuovi vaccini sono in fase di approvazione: è stata infatti avviata la valutazione, da parte dell’EMA, di Sputnik V (Gam-COVID-Vac), vaccino anti-COVID‑19 studiato dal Centro nazionale russo di ricerca epidemiologica e microbiologica Gamaleja. Negli Stati Uniti, invece, è stato approvato il vaccino prodotto da Johnson&Johnson: a somministrazione monodose, potrebbe arrivare in Europa già a fine marzo-inizi aprile.
Per ulteriori approfondimenti sul piano vaccinale e sui vaccini vi rimandiamo al sito del Ministero della Salute dove potete trovare anche le risposte a numerose domande e dubbi sull’argomento.